Contro i campi sintetici
«Ci tuffai dentro il naso, aspirai. No, non aveva odore di erba, non aveva odore di niente. Agguantai tra il pollice e l'indice un filo, tirai. No, non si sradicava, non si strappava neanche. Frugai con l'unghia giù in basso, cercai un granellino di terra. No, non si afferrava neanche un granellino di terra: che strano. Eppure era terra, aveva il color della terra, la consistenza della terra. E l'erba piantata lì dentro era erba, aveva il colore dell'erba, la consistenza dell'erba, erba morbida, fresca, annaffiata perfino con un ingegnoso sistema di spruzzi perché restasse verde, crescesse, mio Dio, non stavo mica delirando, sognando, quel prato era un prato, sì, certo, era un prato... Era un prato? Di nuovo ci tuffai dentro il naso, aspirai. Di nuovo agguantai tra il pollice e l'indice un filo, tirai. Di nuovo frugai con l'unghia giù in basso, cercai un granellino di terra e, quasi una coltellata al cervello, il sospetto divenne certezza. Era un prato di plastica. Sì, di plastica.»
Etichette: metacalcio
Commenti: 3
se una squadra sa giocare a calcio, gioca bene su qualsiasi campo... non cerchiamo scuse
bella marci...concordo in pieno!campaccio
contro i campi sintetici,a favore dei campi di ganja!
Scrivi un commento!